La legge elettorale del Regno di Sardegna emanata da Carlo Alberto il 17 marzo 1848, era stata elaborata anteriormente all'apertura del Parlamento subalpino da una commissione presieduta da Cesare Balbo.

L'elettorato poteva essere esercitato solamente dai maschi in possesso di una serie di requisiti: età non inferiore ai 25 anni, saper leggere e scrivere, pagamento di un censo di 40 lire.

Al voto erano ammessi, anche non pagando l'imposta stabilita, i cittadini che rientravano in determinate categorie: magistrati, professori, ufficiali.

I deputati, in numero di 204, erano eletti in altrettanti collegi uninominali.

Questa normativa elettorale, parzialmente modificata dalla legge del 20 novembre 1859, n. 3778, emanata durante la seconda guerra di indipendenza dal governo Rattazzi in virtù dei pieni poteri, rimase sostanzialmente inalterata dal 1848 al 1882.

 

Di questo periodo si documentano alcune particolari iniziative legislative:
  • Documento
    Mentre l'esecutivo è impegnato nella prima guerra di indipendenza, il ministro della guerra, generale Alfonso La Marmora, propone di estendere il diritto di voto a tutti gli ufficiali. [ASCD, DPLIC, vol. 1, fasc. 133]

 

  • Documento
    Proposta di legge con sottoscrizione autografa del Luogotenente generale del Regno Eugenio di Savoia e del Presidente del Consiglio Cavour, 6 ottobre 1860 per modificare la legge elettorale per decreto. [ASCD, DPLIC, vol. 20, fasc. 88]

 

  • Documento
    Salvatore Morelli propone il 18 giugno 1867 di estendere il voto alle donne. La proposta non è neppure ammessa alla lettura. [ASCD, DPLIC, vol. 110, fasc. 25]

 

  • Documento
    Benedetto Cairoli ed altri 83 deputati, propongono l'estensione dei diritti civili e politici agli italiani delle province che non fanno ancora parte del Regno. Il progetto di legge presentato il 1° giugno 1868 è approvato dalla Camera il 30 novembre. [ASCD, DPLIC, vol. 101, fasc. 196]