Sin dai primi passi della XV legislatura il dibattito politico, la pubblicistica che lo sostiene ed i lavori parlamentari sono percorsi da proposte e propositi di "ripensamento" dei sistemi elettorali di Camera e Senato appena ridisegnati dalla legge n. 270 del 2005.

In particolare, le proposte di "correzioni" alla legge n. 270 del 2005 hanno riguardato la formazione di coalizioni elettorali, secondo i critici spesso formate da liste eterogenee; il sistema delle soglie, che poteva favorire la frammentazione; le liste ritenute troppo 'corpose'; la multicandidabilità senza limiti e il premio di maggioranza.

Il tema delle modifiche alla legge elettorale si è nuovamente posto all'ordine del giorno del Parlamento nella XVII legislatura in particolare all'indomani della sentenza della Corte Costituzionale n. 1 del 2014, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di alcune delle disposizioni della legge n. 270 del 2005 ovvero quelle relative all'attribuzione di un premio di maggioranza senza la previsione di una soglia ed alle liste (lunghe) "bloccate".

Il Parlamento ha approvato un nuovo sistema elettorale per la sola Camera dei deputati, la legge n. 52 del 2015, di impianto proporzionale con premio di maggioranza ed eventuale turno di ballottaggio; i relativi collegi elettorali (plurinominali) sono stati definiti dal decreto legislativo n. 122 del 2015. La nuova disciplina non interveniva sul sistema elettorale del Senato a seguito della decisione assunta nel corso dell'esame parlamentare di stralciare tali disposizioni in correlazione al testo di riforma costituzionale (sul quale il referendum del 4 dicembre 2016 non diede poi esito favorevole), che disponeva il superamento del sistema bicamerale paritario e la trasformazione del Senato in organo elettivo di secondo grado.

Successivamente, La Corte Costituzionale è intervenuta nuovamente con la sentenza n. 35 del 25 gennaio 2017 con la quale ha, in particolare, dichiarato l'illegittimità costituzionale delle disposizioni della legge n. 53 del 2015 che prevedevano un turno di ballottaggio e delle norme che consentivano al capolista eletto in più collegi di scegliere a sua discrezione il proprio collegio d'elezione. A seguito della pronuncia della Corte costituzionale il legislatore è intervenuto con la legge n. 165 del 2017 che ha introdotto un nuovo sistema elettorale. Pertanto, la riforma elettorale del 2015 non ha avuto mai applicazione.